La Shoah è riconosciuto come uno degli eventi peggiori della storia del genere umano, e sicuramente uno dei più raffigurati al cinema e in televisione. Tra documentari, film basati su eventi realmente accaduti e storie di fantasia, ma che potrebbero essere storie realmente accadute c’è l’imbarazzo della scelta. Nell’immaginario comune Schindler’s List, capolavoro di Spielberg del 1993, cui parteciparono anche tanti ebrei di Schindler che ebbero dei crolli emotivi guardando Ralph Fiennes impersonare Amon Goeth, è uno dei film più crudi e realistici sulla Shoah.
Non tutti sanno, o forse alcuni hanno preferito dimenticare, che circa quindici anni prima, nel 1978, la rete televisiva americana NBC produsse una serie tv dal titolo eloquente:
Olocausto (Holocaust in lingua originale)
La serie, presentata in quattro episodi, ma successivamente uscita in DVD divisa in cinque episodi, ripercorre la storia di due famiglie di fantasia: i Weiss, ebrei, e i Dorf, tedeschi. Lo sceneggiato, a differenza della gran parte dei film e dei documentari sulla Shoah, che si concentrano sulla crudeltà e l’inferno dei campi di concentramento, ripercorre la storia dalla ratificazione delle leggi razziali in Germania nel 1935.
Sotto, il 1° Episodio su YouTube:
Vengono messe in evidenza le cause che hanno portato la gran parte del popolo tedesco, stremato dalla disastrosa politica della Repubblica di Weimar, dai debiti di guerra e dalla Grande Depressione, alla totale indifferenza alle prime manifestazioni di violenza contro gli ebrei, accomunati dai nazionalsocialisti ai comunisti e accusati di rubare ai tedeschi il lavoro e il denaro. Molti tedeschi, infatti, entrarono nelle SS e nella Gestapo, non tanto per ideologia, quanto per disperazione nel trovare un lavoro. Si vede anche come molti tedeschi, vedendo cosa succedesse nei campi di concentramento, venivano presi dal rimorso e cercavano di distaccarsene, mentre i parenti degli ufficiali premevano sulla cancellazione delle prove per non vedere accusati i propri cari.
Meryl Streep in una delle scene della Serie TV:
Viene analizzato anche il processo che ha portato alla Soluzione Finale, partendo dall’Aktion T4, il programma di eutanasia sui malati psichici, i disabili e i malati in generale, sgomberando i manicomi e gli ospedali fuori dalle città. Si vede anche il passaggio dalle fucilazioni di massa, efficaci sui piccoli gruppi e immediati, ma terribilmente lunghi e dispendiosi in un’ottica di sterminio di massa, fino alle esecuzioni di gruppo con i scarico immessi nelle camere, fino al famigerato Zyklon B, gas messo a punto da un farmacista di Amburgo, con meravigliato stupore degli scienziati che andavano in visita ai campi di concentramento.
Sotto, il 2° Episodio su YouTube:
Si vede anche come i nazisti fossero coscienti di ciò che stesse succedendo grazie all’ausilio di immagini storiche reali, ma cercassero di dare un’immagine totalmente distorta della realtà alle delegazioni straniere, come nel campo di Theresienstadt, raffigurato come il paese ideale (al suo interno vi era addirittura un cinema). Theresienstadt era in realtà un campo come gli altri, dove gli ebrei venivano costretti a lavorare per la macchina del Reich, e chiunque provasse a far uscire la realtà del campo veniva barbaramente torturato. Dal punto di vista degli ebrei viene sottolineata la loro speranza nelle autorità di porre fine alle violenze perpetrate nei loro confronti, speranza che si trasformò in terrore quando le stesse autorità cominciarono a portare via gli uomini con l’accusa di spionaggio, fino ai gesti più difficili, come unirsi ai partigiani oppure opporre una resistenza ostinata ai nazisti dall’interno, che portò alla rivolta del ghetto di Varsavia.
Sotto, il 3° Episodio su YouTube:
Quando la serie venne trasmessa per la prima volta riscosse un grande successo di pubblico, ma fu anche fonte di grandi controversie, perché fino ad allora il grande pubblico era abituato a vedere la guerra sullo schermo, ma non l’orrore della Shoah, affrontato in modo molto soft in pochissimi film. Il successo della serie tv venne replicato anche nel vecchio continente, con addirittura venti milioni di spettatori a puntata nella Germania Ovest. Quando in televisione vennero trasmesse quelle scene di violenza assurda e inspiegabile i centralini dell’ARD (la rete televisiva che mandò in onda lo sceneggiato) andarono in tilt dalle chiamate degli spettatori, i quali cercavano risposte in quanto non erano abituati a vedere scene di quel calibro. La serie ebbe un impatto epocale in Germania, mise di fronte ai tedeschi un passato che consideravano tabù, da dimenticare, e la Gesellschaft für Deutsche Sprache, la società della lingua tedesca (paragonabile all’italiana Accademia della Crusca) scelse il termine Olocausto come parola dell’anno 1979, anche e soprattutto in onore della serie tv.
Un sondaggio condotto in quegli anni nelle scuole tedesche dimostrò che prima della messa in onda di Olocausto più della metà degli studenti non avesse idea di cosa fosse la Shoah e di cosa fosse successo nei campi di concentramento. Non mancarono nemmeno le proteste: Peter Naumann, un terrorista dell’estrema destra che successivamente si candidò con la NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands, il partito neonazista tedesco), chiese prima a gran voce che venisse data la possibilità di spiegare la loro versione degli avvenimenti della Seconda guerra mondiale. Poi, poco prima della messa in onda della prima puntata, con dei complici cercò di far saltare in aria la trasmittente dell’ARD tra Koblenz e Münster, rovinando così i contatti e interrompendo la trasmissione del segnale per più di un’ora. Negli Stati Uniti la comunità polacca accusò gli sceneggiatori di essere stati inaccurati, in quanto i polacchi vennero dipinti solo ed esclusivamente come guardie, quando in realtà molti polacchi furono uccisi nei campi di concentramento.
Sotto, il 4° Episodio su YouTube:
Altri tentativi di sabotaggio nei confronti della serie TV ci furono anche in Canada, e nel 1982 il governo cileno decise di bloccare la sua messa in onda. Quel che rimane di Olocausto è aver educato i telespettatori a delle immagini crude e terribili che appartengono alla nostra storia (come fece Radici qualche tempo prima), portando in scena personaggi inventati con storie realistiche, forse al limite della telenovela, che avremmo potuto ascoltare da un qualsiasi sopravvissuto o che potevano appartenere a una qualunque delle vittime. Sono personaggi veri, che hanno fatto pensare alle vittime dei campi di concentramento non come dei semplici numeri ma come persone in carne e ossa, restituendogli quell’umanità che fu loro tolta dalla follia nazista.