Meryl Streep c’era quel pomeriggio di maggio del ’77. Lei e John si trovavano in uno studio medico nell’Upper East Side di New York e la diagnosi giunse come una sentenza: cancro ai polmoni con metastasi avanzate. Fu uno di quei momenti che nessuno vorrebbe vivere. John seppe che stava morendo e Meryl dovette farsi forza per entrambi. Quando si spense, John Cazale aveva alle spalle una cerchia di amici che lo avevano supportato fino alla fine, un singolare record cinematografico, l’aver recitato solo in pellicole candidate all’Oscar come miglior film, e un amore breve, ma intenso: quello della sua Meryl.
Le origini di John Cazale
John Holland Cazale nacque il 12 agosto del 1935 a Revere, nel Massachusetts. Era il secondo dei tre figli di John Cazale Sr., di origini italiane, e Cecilia Holland, di origini irlandesi. Crebbe a Winchester e cominciò a coltivare la sua passione per la recitazione durante l’adolescenza, quando si unì al club teatrale della Buxton School di Williamstown. Il ragazzo aveva talento e proseguì gli studi in Ohio, all’Oberlin College, poi alla Boston University, dove fu determinante il suo apprendistato sotto il celebre docente Peter Kass.
New York e la svolta
Dopo il conseguimento della laurea si trasferì a New York. Nel 1962 esordì a teatro e, nel 1968, ottenne il suo primo e unico contratto per la televisione. A quei tempi i ruoli erano pochi e si manteneva facendo i lavori più disparati, come il tassista o il fattorino. Nella Grande Mela, però, c’era anche un altro giovane italo-americano che, come lui, stava cercando di affermarsi nel mondo della recitazione. Fra una consegna e l’altra e un provino positivo o negativo, John conobbe Al Pacino, di cinque anni più giovane, e ne divenne grande amico, oltre che mentore.
John fu una sorta di fratello maggiore, una fonte di ispirazione, e anni dopo la sua morte Al lo ricordò così.
«Aveva quella capacità di penetrare le cose che, con lui, non sapevi mai quando iniziava e quando finiva di recitare. […] Era il mio compagno di recitazione ideale; avrei voluto recitare con lui sempre, per tutta la vita».
Il 1971 fu l’anno della svolta per entrambi. Il regista Francis Ford Coppola scritturò Al per il ruolo di Michael Corleone e John per quello di suo fratello Fredo nel primo lungometraggio de Il Padrino. Per John fu un’occasione più unica che rara: debuttò sul grande schermo, recitò al fianco di uno dei suoi idoli, l’immenso Marlon Brando, e mise in mostra il suo talento con una caratterizzazione profondissima di quella che, sceneggiatura alla mano, era solo una parte secondaria.
Il film uscì nel 1972 e fu un successo di critica e pubblico. Gli anni di gavetta lo stavano ripagando e, almeno per chi bazzicava nel settore cinematografico, John era già una leggenda. Studiava la storia dei suoi personaggi fin nei minimi dettagli, si immedesimava nei ruoli e, con quella fronte alta e quegli occhi cupi e malinconici, impressionava chiunque condividesse il set con lui.
Il sodalizio con Coppola e Al Pacino
Il primo ad accorgersi del suo talento cristallino fu Coppola, che lo volle con sé anche in La conversazione, uscito nel 1974. Il sodalizio continuò nello stesso anno con Il Padrino parte II.
A differenza del primo capitolo, il Fredo di John ebbe più peso all’interno della trama e l’attore non tradì le aspettative, regalando alla storia della settima arte alcune delle scene più belle e intense di sempre.
Nel 1975, Al Pacino convinse il regista Sidney Lumet a scritturare l’amico in Quel pomeriggio di un giorno da cani. Come già era accaduto con Il Padrino, il duo funzionò alla grande e Cazale ottenne una nomination come miglior attore non protagonista ai Golden Globe del 1976. La statuetta andò a Richard Benjamin, ma ormai era un fatto assodato che John fosse uno degli attori più talentuosi della sua generazione.
Lo stesso Sidney Lumet disse:
«Una delle cose che ho amato di John Cazale era che aveva una tremenda tristezza dentro. Non so da dove venisse. Io non credo nell’invasione della privacy degli attori con cui lavoro e non cerco di entrare nelle loro teste… Ma era lì, visibile in ogni inquadratura».
L’incontro con Meryl Streep
Nel 1976 John aveva una carriera ben avviata e una fama di tutto rispetto, ma gli mancava ancora una cosa: l’amore. Dopo Quel pomeriggio di un giorno da cani, decise di tornare a teatro, e fu proprio fra le quinte di un teatro che si innamorò. Nell’estate di quell’anno recitò al Delacorte Theatre di Central Park nella commedia shakespeariana Misura per misura, e la sua co-protagonista era la ventisettenne Meryl Streep, fresca di studi alla School of Drama di Yale.
John non era un adone, ma aveva fascino da vendere e nei suoi tormentati occhi scuri Meryl ci vide qualcosa di particolare.
Cazale era molto alla mano, educato e gentile. Meryl, invece, era una ragazza semplice e adorava che il fidanzato la portasse a cena nei ristoranti della Little Italy, dove i proprietari insistevano per non far pagare il conto a Fredo Corleone. Andarono a convivere in un loft sulla Franklin Street di New York e per un po’ la loro relazione andò a gonfie vele. Erano una coppia affiatata, ben assortita, e non mancò chi, come il drammaturgo Israel Horovitz, ne sottolineò la bellezza del vederli insieme.
«Erano splendidi da guardare perché erano buffi, diversi dagli altri… belli a modo loro. Erano una coppia veramente eccentrica: una di quelle coppie che per strada ti giri a guardare, non perché fossero incredibilmente belli, ma perché erano loro due».
Purtroppo, l’idillio durò poco
L’inizio del calvario
Nell’aprile del 1977 John stava recitando nelle prove di Agamennone, per la regia teatrale di Joseph Papp, quando ebbe un malore improvviso. Papp si preoccupò subito delle sue condizioni e gli fece avere un appuntamento da uno specialista. Pochi giorni dopo, John, Meryl, Papp e sua moglie Gail erano in uno studio medico dell’Upper East Side in attesa dei risultati.
Cancro ai polmoni con metastasi avanzate
Per qualche secondo nessuno dei presenti riuscì a parlare. La morte era piombata su di loro, ma, facendo valere il vecchio detto “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, Meryl interruppe il silenzio tombale della stanza e disse:
Allora, dove andiamo a cena?
Anche se John era un malato terminale, la Streep cercò di farlo vivere nella normalità, tenendo a distanza l’orrore dell’inevitabile. Al Pacino accompagnò l’amico alle prime sedute di chemioterapia e, per quanto non ci fosse più nulla da fare, John rassicurava tutti sulle sue condizioni. Diceva di star meglio, di esser pronto per tornare a recitare.
Il Cacciatore: l’ultima performance
Il regista Michel Cimino lo scritturò ne Il Cacciatore e, pur odiando la parte che le sarebbe spettata, Meryl insistette per unirsi al cast e star vicina al compagno. La notizia del cancro di John, però, giunse negli uffici della produzione, che minacciò Cimino di sospendere tutto se non avesse licenziato Cazale.
Dal loro punto di vista, pagare l’assicurazione di un attore in fase terminale era una spesa enorme e non potevano rischiare un’eventuale morte sul set. A quel punto intervenne Robert De Niro, anch’egli nella pellicola, che si occupò personalmente della copertura assicurativa.
L’ingaggio andò in porto e, nonostante le ovvie difficoltà fisiche, John recitò nel suo quinto e ultimo lungometraggio, purtroppo, uscito postumo.
Gli ultimi mesi
Dopo Il cacciatore, Meryl accettò una parte nella serie televisiva Olocausto al solo scopo di pagare le spese mediche di John, ma le riprese, che si tennero fra Germania e Austria, durarono due mesi e mezzo, molto più di quanto le avevano assicurato durante la pre-produzione. In Europa visse attimi di grande sconforto e quando riuscì a tornare da John lo trovò in condizioni gravissime.
La coppia si ritirò dalla vita pubblica e sociale per cinque mesi e quasi nessuno riuscì a vederli o a sentirli. La situazione non era certo delle migliori e, per quanto cercasse di farsi forza per entrambi, Meryl sapeva che stava arrivando il momento della morte.
In una lettera a un suo amico scrisse:
«Il mio amore è terribilmente malato… Si interessa a come sto ed io cerco di non farmi star ferma a disperarmi e basta, ma passo tutto il tempo a essere preoccupata facendo finta di essere allegra, che è la cosa più faticosa mentalmente, fisicamente ed emotivamente rispetto a qualsiasi lavoro».
Poi giunse la notte del 13 marzo del 1978. John si spense alle 3 del mattino all’età di 42 anni e le sue ultime parole furono per la donna che gli era stata accanto fin dall’inizio di quell’incubo.
È tutto a posto Meryl. Va tutto bene…
Dopo cinque memorabili interpretazioni e un grande amore con una grande donna, fra i gemiti di un brutto male, si concluse l’avventura terrena di John Cazale. I suoi occhi tristi e scuri, che tanto avevano contribuito al successo dei suoi personaggi, si chiusero in un ultimo riflesso della sua dolce Meryl, che ancora oggi, da moglie, madre e nonna, non ha dimenticato il dolore di quella notte del ’78, quando il destino le strappò via l’uomo che amava.