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“Nuovo Cinema Paradiso” – L’arte del cinema e la nostalgia del passato

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Anche se oggi è considerato un film cult internazionale, oltre che punta di diamante del cinema italiano contemporaneo, nell’anno in cui uscì, Nuovo Cinema Paradiso non riscosse un grande successo, e pubblico e critica accolsero con freddezza la sua prima versione di 155 minuti. Nel 1989, la pellicola andò al festival di Cannes con una durata ridotta a 123 minuti e si aggiudicò il Grand Prix Speciale della Giuria. Da lì in poi, la strada fu tutta in discesa. Alla vittoria del Golden Globe fece seguito il Premio Oscar come miglior film straniero e Giuseppe Tornatore si consacrò come uno dei cineasti più talentuosi della sua generazione.

Locandina francese di Nuovo Cinema Paradiso – Immagine condivisa con licenza Fair use via Wikipedia

Il film inizia con Salvatore, produttore cinematografico di successo residente a Roma, che, in una notte apparentemente come tante, riceve una notizia sconvolgente:

Il suo vecchio amico Alfredo è morto

Giuseppe Tornatore, regista e sceneggiatore della pellicola – Immagine di Giuseppe Tornatore condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Il triste evento è l’espediente narrativo con cui Tornatore fa partire i lunghi flashback che raccontano il vissuto di Salvatore prima di trasferirsi a Roma e introducono i fantasmi del passato che è costretto ad affrontare.

Jacques Perrin, interprete di Totò da adulto – Immagine di Georges Biard condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

In questa prima parte, il regista ci racconta la Sicilia in cui il protagonista è cresciuto durante il secondo dopoguerra: una terra povera, fondata sui tradizionali valori cristiani, dedita alla famiglia e al duro lavoro; un’ambientazione che Tornatore conosce fin troppo bene, essendo cresciuto a sua volta in un contesto pressoché identico, il paese di Bagheria. Il passato del regista si fonde con l’immaginazione e nasce il luogo di fantasia Giancaldo , paese d’origine del protagonista. In questo contesto rurale, il “Cinema Paradiso” non soltanto rappresenta l’avanguardia dei tempi, ma è anche un punto di raduno per gli abitanti di Giancaldo, una sala buia dove il raggio della pellicola proiettata sullo schermo bianco diventa lo spiraglio verso un mondo fatto di storie e volti nuovi.

L’undicenne Salvatore Cascio, interprete di Totò da bambino, al festival di Giffoni del 1990 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il cinema diverte, commuove e distoglie gli spettatori dalla quotidianità, permettendo loro di vivere altre vite all’infuori della propria. Fra quelle numerose teste rivolte allo schermo, troviamo un piccolo Salvatore – chiamato da tutti Totò – che guarda incantato i film proiettati in sala e li fa suoi imparando a memoria le battute, o rubacchiando qua e là i frammenti delle pellicole segnalate dal parroco e tagliate da Alfredo, l’operatore della sala. Ci troviamo all’interno di un mondo limitato dai dogmi del conservatorismo, dove un bacio appassionato viene considerato un gesto da censurare assolutamente, ma al piccolo Totò poco importa e si impossessa comunque di ogni singolo ritaglio di pellicola che Alfredo, esasperato dall’astuzia del bambino, promette di conservare per lui.

Una scena del film con Totò bambino

Alfredo è un personaggio all’apparenza burbero e scontroso, intollerante verso l’irruenza di Totò e il suo farsi beffe delle regole, ma, sin dalla prima scena insieme, capiamo che il rapporto fra i due è molto più profondo. Alfredo diventa il migliore amico di Totò e, un po’ sopperendo all’assenza del padre del piccolo, una delle tante vittime della Seconda guerra mondiale, nutre la passione del bambino citando frasi di grandi attori e insegnandogli a utilizzare il proiettore.

Ennio Morricone, compositore della colonna sonora del film – Immagine di Olivier Strecker condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Totò dal canto suo ricambia l’affetto di Alfredo, dandogli amore incondizionato e salvandolo durante l’incendio che distrugge il Cinema Paradiso e priva Alfredo della vista. Da questo momento, Salvatore diventa gli occhi e le mani del vecchio operatore, prende il suo posto al “Nuovo Cinema Paradiso”, costruito dopo l’incendio, e si dedica anima e corpo alla sala. Assistiamo così alla parabola di un Totò adolescente, che cresce alimentando la sua passione per il cinema, scoprendo il sesso e l’amore, quest’ultimo grazie all’incontro con Elena, la ragazza che cambierà per sempre la sua vita.​

Marco Leonardi, interprete di Totò da adolescente – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

La storia fra Totò ed Elena viaggia sulle note di Ennio Morricone, la cui colonna sonora ci accompagna in una spirale di sentimenti puri e intensi. Ben presto i sogni e progetti dei due giovani finiscono per scontrarsi con la dura realtà e la loro relazione, malvista dai genitori di lei, si interrompe bruscamente quando questi decidono di trasferirsi in Toscana.

Totò sente che qualcosa è cambiato e, all’improvviso, la vita in paese, la sua famiglia, persino il lavoro che ama, tutto, ogni cosa non gli va più bene. Il primo ad accorgersene è proprio Alfredo, che ammonisce Totò su una grande (seppur triste) verità:

«La vita non è un film, la vita è più difficile»

Locandina inglese di Nuovo Cinema Paradiso – Immagine condivisa con licenza Fair use via Wikipedia

A nessuno è garantito il lieto fine e consiglia al suo giovane amico di andarsene, perché è destinato ad avere molto più di ciò che la Sicilia può offrire. Allora il ragazzo parte e fa tesoro di queste ultime parole che Alfredo gli sussurra all’orecchio su una panchina della stazione.

«Non tornare più. Non ci pensare mai a noi. Non ti voltare. Non scrivere. Non ti far fottere dalla nostalgia. Dimenticaci tutti».

Philippe Noiret, interprete di Alfredo, al festival di Cannes del 1989 – Immagine di Georges Biard condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

È proprio la nostalgia l’elemento fondante di Nuovo Cinema Paradiso: un sentimento che scorre, delicato e incisivo, in ogni singola nota musicale, che pervade ogni inquadratura e ogni dialogo, che troviamo in tutta la sua intensità nell’ultimo abbraccio di Totò alla sorella Lia, alla madre Maria e ad Alfredo. Totò li saluta dal finestrino del treno in partenza per Roma, alla volta di un futuro fatto di sogni e speranze, ma carico di uno sguardo colmo di quella malinconia che porterà sempre con sé.

Il logo del film – Immagine di Elena Green artist condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Totò diventa Salvatore, un produttore cinematografico di successo, qualcuno che ce l’ha fatta e che ha realizzato tutto ciò che desiderava. Eppure, ha ancora dentro di sé un vuoto mai colmato che lo riporta in Sicilia per il funerale di Alfredo. Sono passati 30 anni e Giancaldo non è più quella della sua infanzia.

Il produttore del film Franco Cristaldi – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Grandi cartelloni pubblicitari, una pompa di benzina nuova di zecca e un traffico assordante sembrano aver modificato l’intera architettura della piazza principale, e il ritorno di Salvatore è accolto con non poco stupore dai suoi compaesani, che lo guardano con ammirazione e riverenza.

Veduta di Piazza Umberto I dal Palazzo Adriano di Palermo, una delle location principali del film – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Ha così inizio il suo inevitabile confronto col passato, e tutto ciò che Salvatore pensava di aver riposto in un angolo nascosto della memoria torna prepotentemente a fargli visita. I suoi compaesani sono invecchiati così come è invecchiato il Cinema Paradiso, che, afflitto dal cambiamento dei tempi, è purtroppo destinato alla demolizione. La madre Maria è una donna anziana, affettuosa nei confronti di Salvatore anche se non è mai tornato a casa per trent’anni. È proprio qui che risalta tutta la consapevolezza di Maria, che parla per la prima volta a cuore aperto a suo figlio, non solo come madre, ma anche come donna.

Interno della mostra permanente dedicata a Nuovo Cinema Paradiso presso Palazzo Adriano, a Palermo – Immagine di Gennusa.Vincenzo condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Maria ha vissuto il resto della propria giovinezza accanto al fantasma del marito morto in guerra, rimanendo fedele a lui anche se vedova, e per questo condannata a rimanere sola. Riusciamo così ad accorgerci quanto Salvatore sia simile sua madre, perché aggrappato al ricordo dell’unica persona che abbia mai amato.

Il viaggio nel passato conduce Salvatore all’ormai diroccato Cinema Paradiso, dove, tra vecchie locandine e polverose poltrone vuote, riecheggiano le risate dei vecchi spettatori. Insieme a loro assistiamo alla demolizione dell’edificio e nuovamente la nostalgia, quel sentimento che conosciamo tanto bene, danza tra gli sguardi commossi e una musica carica di malinconia. Ma il viaggio di Salvatore non è destinato a finire qui, perché c’è qualcos’altro in sospeso che attende silenziosamente il suo ritorno.​..

Proprio come un fantasma Elena torna nella sua vita

L’incontro avviene per puro caso e lei sembra non essere invecchiata nemmeno di un giorno. Soltanto quando Salvatore, incredulo, le si avvicina si rende conto che quella ragazzina è in realtà la figlia di Elena, l’esatto ritratto di sua madre da giovane. Elena è di nuovo in Sicilia e questa volta niente e nessuno gli può impedito di correre da lei. L’inconsapevole attesa lunga 30 anni si annulla in un attimo, nello stesso momento in cui una notte Salvatore rincontra la donna. I due si guardano, osservano i segni che il tempo ha lasciato sui loro volti, ma non negli occhi, che sono rimasti gli stessi. Salvatore ed Elena finalmente parlano e scoprono i fraintendimenti voluti dal destino che Alfredo, separandoli, ha deciso per loro. Pur volendo, né lui né Elena riescono a odiare quell’uomo che lo ha cresciuto come un padre. I due non sono più ragazzini e, non senza amarezza, comprendono la scelta di Alfredo che desiderava il meglio per suo figlio. Grazie a lui, il meglio Salvatore l’ha ottenuto davvero, seppur sacrificando l’amore. Si concedono una notte di passione, per poi separarsi un’ultima volta, con la certezza di ritrovarsi sempre nei ricordi. L’uomo torna a Roma e ha tra le mani una pellicola, l’ultimo regalo lasciatogli da Alfredo prima di morire. Il finale è da groppo alla gola, commovente ed emozionante.
Tornatore dedica un omaggio al cinema dando voce all’amore smisurato verso i film con cui è cresciuto. È lo stesso regista ad apparire nella sua opera calandosi nei panni di un semplice operatore che proietta la pellicola di Alfredo sul grande schermo. Un’ultima melodia accompagna il primo piano di Salvatore dallo sguardo sorpreso, quasi
sconcertato alla vista delle immagini proiettate. Baci, baci e poi ancora baci; attimi di tanti film diversi che si susseguono l’uno dietro l’altro. Questa è l’eredità di Alfredo, il suo ultimo grande atto d’amore nei confronti del bambino che rubava i ritagli delle pellicole nella sala proiezione del Cinema Paradiso. La promessa fatta 40 anni prima è stata mantenuta: i ritagli da lui conservati tornano al loro proprietario riuniti in un’unica
pellicola. Un cortometraggio intriso di affetto volto a simboleggiare la profondità del sentimento che Alfredo, Salvatore e lo stesso Giuseppe Tornatore provano per il cinema.
Una musica dolcemente nostalgica accompagna la sequenza finale in un alternarsi di baci e sguardi commossi del nostro protagonista, che con occhi lucidi contempla il regalo dell’uomo che gli ha fatto da padre. Possiamo dunque considerare concluso il viaggio nel passato di Totò, finalmente libero dal sentimento di incompletezza e dai rimpianti, in pace con sé stesso e quelli che non sono più fantasmi, ma preziosi ricordi da custodire.
“Nuovo Cinema Paradiso” è una storia d’amore e nostalgia verso un passato dolceamaro che non racconta soltanto la storia del protagonista, ma quella di tutti noi. Tornatore riesce a rappresentare le gioie e i dolori che ogni persona vive nel corso della propria
esistenza. Nuovo Cinema Paradiso è anche e soprattutto un tributo al cinema nella sua più vera essenza, quella dell’arte.


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