Era il 25 gennaio del 2002 quando gli spettatori statunitensi assistettero per la prima volta al film Prova a prendermi. Diretta da Steven Spielberg e interpretata da Leonardo Di Caprio e Tom Hanks, la pellicola, “una commedia amara […] sulla natura ingannevole delle apparenze {Laura, Luisa e Moraldo Morandini, Il Morandini 2017, Zanichelli, Bologna, 2016}, fu un successo globale e incassò ben 352 milioni di dollari.
Le gesta di Frank Abagnale, camaleontico giovane di buona famiglia arricchitosi frodando compagnie aeree e assumendo diverse identità professionali, catturò fin da subito l’attenzione del pubblico, irretito dalle abilità di un truffatore che, all’epoca dei fatti, era poco più che adolescente.
Già noto ai mass media per una serie di apparizioni televisive negli anni ’70, prima del grande schermo, la sua storia era stata immortalata fra le pagine di Catch me if you can, pubblicato nel 1980, ma solo dopo il 2002 ebbe inizio un serratissimo dibattito sulla veridicità storica, non tanto del film o del libro, piuttosto, delle grandi imprese criminali da lui millantate.
La vera storia di Frank Abagnale
Penultimo dei quattro figli di Frank William Abagnale Sr., benestante italo-americano appassionato di politica e teatro, e di sua moglie Paula, di origini franco-algerine, Frank William Abagnale Jr. è nato a New Rochelle il 27 aprile 1948, nello stato di New York. Esordì nel mondo delle truffe ad appena 15 anni, quando, in seguito al divorzio dei genitori, nel 1963 si trasferì a Mount Vernon con il padre, la sua prima vittima.
Procuratosi un lavoretto part-time, Frank Sr. gli fornì un’auto e una carta di credito per consentirgli di spostarsi e pagare la benzina, ma, lungi dall’apprezzare la premura, il giovane sfruttò l’occasione per acquistare articoli per auto da rivendere alle stazioni di servizio. Ritrovandosi una fattura pari a $3.400, il padre scoprì l’imbroglio e Frank Jr., pur ricevendo un semplice rimprovero, decise di andare via di casa. Nel 1964 entrò nella U.S. Navy, ma si congedò dopo soli tre mesi; quindi, iniziò a vivere a New York, sfruttando il suo aspetto maturo per modificare la data di nascita sulla patente e spacciarsi per un ventiseienne.
Il pretesto della maggiore età giocò a suo favore per la truffa degli assegni a vuoto. Il trucco, che consisteva nel firmare assegni con cifre superiori all’ammontare del conto in banca, però, funzionava solo a breve termine. Vista l’impossibilità di attingere al fondo dell’intestatario, la banca rifiutava il pagamento, ma Frank ovviò al problema cambiando spesso identità. Col tempo si specializzò anche nella fabbricazione di assegni contraffatti da esibire alle banche per ricevere in cambio denaro contante. Nel 1965 si spostò in California e, nella città di Eureka, le autorità locali lo sorpresero alla guida di una Ford Mustang rubata. Rilasciato sotto la custodia del padre, si procurò l’uniforme di una compagnia aerea e cercò senza successo di impersonare un pilota di linea.
Quell’ennesima bravata gli costò una condanna a tre anni da scontare nel Great Meadow Correctional Facility, un carcere correttivo di massima sicurezza, ma fu rilasciato sotto la custodia della madre dopo due anni. Nemmeno la detenzione ebbe effetto e il giovane tornò presto dietro le sbarre per aver infranto i termini della libertà vigilata. Uscito di prigione il 24 dicembre del 1968, facendo tesoro degli errori del primo tentativo, si spacciò nuovamente per un pilota di linea, contraffacendo e incassando finti assegni dello stipendio e sfruttando il Deadheading per spostarsi. Tale pratica era un accordo di cortesia che consentiva ai dipendenti delle compagnie di trasporto di farsi ospitare gratuitamente in un normale viaggio di passeggeri. L’escamotage gli permise d’incontrare Paula Parks, una hostess della Delta Air Lines. Fingendosi un pilota della TWA (acronimo di Trans World Airlines), a gennaio del 1969 salì a bordo di un volo notturno da New York a Miami e fece amicizia con i membri dell’equipaggio, inclusa Paula.
Sfoggiando tutto il suo fascino e le sue doti affabulatorie, offrì loro degli Hot dog e tentò un primo approccio con la ragazza, che la mattina seguente si vide recapitare in hotel due dozzine di rose, una scatola di cioccolatini e un invito a pranzo. All’appuntamento, Frank chiese e ottenne il suo numero di telefono, ma quello che sembrava essere un normale corteggiamento presto rasentò lo stalking. Procuratosi il programma di volo della Delta Air Lines, la seguì in ogni sua destinazione e a New Orleans la hostess gli confidò che era in procinto di recarsi a Baton Rouge dalla sua famiglia. Fiutando una potenziale occasione da cui trarre profitto, Frank si propose di farle compagnia e giunti nella città della Louisiana fece subito colpo sui Parks, che lo ritennero un buon partito per la figlia.
Quando Paula ripartì per impegni di lavoro, i genitori insistettero per continuare a ospitarlo e si dimostrarono molto affettuosi nei suoi confronti, ma i piani di Frank non prevedevano alcuna forma di riconoscenza. Ai genitori di Paula comprò molti regali e li portò spesso a cena fuori, tuttavia, agì sfruttando i loro stessi soldi. Rovistando in casa, aveva trovato il libretto degli assegni della coppia e, strappandone pochi alla volta dal retro, per ridurre al minimo il rischio di essere scoperto, sottrasse loro circa 1.200 dollari. Abbandonato il tetto dei Parks, fu arrestato il 14 febbraio per vagabondaggio. Gli agenti scoprirono che il ragazzo possedeva un documento di riconoscimento falso il quale, insieme alla denuncia dei Parks, gli valse una condanna a 12 anni di libertà vigilata.
Negli USA la sua carriera da impostore sembrava agli sgoccioli, perciò si diede alla macchia e scappò in Europa. Si recò prima in Svezia, dove truffò una famiglia di Klippan, poi in Francia. A settembre, le autorità locali lo arrestarono a Montpellier, in seguito a un furto d’auto, ma scontò solo tre dei quattro mesi di detenzione nel carcere di Perpignan, perché la Svezia chiese e ottenne la sua estradizione. Nel paese scandinavo subì un processo per frode e fu condannato a scontare due mesi nella prigione di Malmö, dopodiché fu espulso e rimandato in patria. Tornato negli Stati Uniti, nel giugno del 1970 assunse l’identità di un pilota della Pan Am e iniziò a girare per i college come reclutatore di hostess. Continuando a fabbricare e incassare finti assegni dello stipendio, attirò su di sé l’attenzione dell’FBI, che lo ammanettò il 2 novembre.
Sottoposto a processo nel 1971, la giuria lo riconobbe colpevole di truffa e lo condannò a dodici anni di reclusione nel Federal Correctional Institution di Petersburg, in Virginia. Nel 1974 fu rilasciato sulla parola, ma, non essendo intenzionato a tornare dalla famiglia, delegò al tribunale la scelta del luogo della libertà vigilata. Trasferitosi a Houston, registrò grandi difficoltà nel trovare un lavoro in pianta stabile, venendo sempre cacciato nel giro di poco tempo a causa del suo passato criminale, che era solito omettere. Per ovviare al problema, si costruì un curriculum da ex pilota di linea e riuscì a farsi assumere in un campo estivo per bambini, dove fu scoperto a rubare e rivendere le macchine fotografiche dei colleghi. L’episodio gli costò solo il licenziamento e l’obbligo di risarcire le vittime.
Se la cavò con poco e continuò a sfruttare il suo finto passato fra i cieli per ottennere un impiego in un orfanotrofio, con il compito di trovare delle famiglie adottive per i bambini. L’agente incaricato della custodia, però, ne smascherò le macchinazioni, lo rimosse dall’incarico e, per tenerlo d’occhio e scongiurare altre bravate, lo spostò in un alloggio sopra il suo. L’episodio sancì la fine della sua carriera nell’illegalità. A partire dal 1975, Frank si offrì alle banche come consulente in merito a quelle stesse truffe che lui stesso aveva perpetrato negli anni e nel 1976 fondò la Abagnale & Associates, operante nel settore privato. Nel corso degli anni ’70 divenne molto popolare grazie alla partecipazione ad alcuni show televisivi e tutt’oggi tiene conferenze in giro per gli Stati Uniti. Attualmente vive con la moglie Kelly a Charleston, in South Carolina.
Il dibattito sul falso mito
È ben noto che, per esigenze artistiche, sceneggiatori e registi di Hollywood sono soliti romanzare le storie per renderle più fruibili al pubblico. Nel caso di Prova a prendermi, la pellicola edulcora il rapporto padre-figlio fra Frank Sr. e Jr., enfatizza le ripercussioni psicologiche del divorzio dei genitori e crea un’atmosfera empatica con l’Abagnale interpretato da Di Caprio, il cui bisogno d’affetto si compendia nel gioco del gatto e del topo fra lui e l’agente dell’FBI che gli dà la caccia, una sorta di figura paterna di ripiego.
Trailer italiano di Prova a prendermi
Il film è la trasposizione dell’autobiografia di Frank, scritta a quattro mani con il giornalista Stan Redding, ma, considerato il genere a cui appartiene, il libro ha una premessa molto inusuale:
“Questo libro è basato sulle gesta della vita reale di Frank Abagnale. Per proteggere il diritto di coloro le cui strade si sono incrociate con quelle dell’autore, tutti i personaggi e alcuni eventi sono stati modificati, e sono stati cambiati tutti i nomi, le date e i luoghi”.
Sebbene tutelare la privacy delle persone truffate sia un gesto più che dovuto, il problema principale sta a monte. Frank non ha fatto quasi nulla di ciò che ha scritto e le sue costanti rivendicazioni dei fatti narrati gli sono valse l’attenzione del giornalista Alan C. Logan, che nel dicembre del 2020 ha pubblicato il libro The greatest hoax on earth: catching truth, while we can (La più grande bufala sulla terra: catturiamo la verità, finché possiamo). L’opera si propone di analizzare e confutare parola per parola le dichiarazioni di un uomo che, a detta dell’autore, continua a truffare attraverso la propria immagine pubblica. Per smascherare il presunto mito di Abagnale, Logan si è servito di documenti pubblici, ritagli di giornale e testimonianze dirette, riuscendo, nel complesso, a creare una doppia linea narrativa fra realtà e finzione.
Nella sua personale rivisitazione degli anni giovanili, Frank avrebbe commesso grandi truffe dai 16 ai 21 anni. A partire dal 1964 si sarebbe finto un pilota della Pan Am, un supervisore ospedaliero al Cobb Country Hospital in Georgia, un assistente del procuratore generale della Louisiana a Baton Rouge e un professore di sociologia alla Brigham Young University.
Braccato fin dagli esordi dall’FBI, avrebbe, poi, ripreso l’uniforme della Pan Am per trasferirsi in Francia, venendo, infine, catturato per la prima volta a Montpellier. A impreziosirne ancora di più la biografia, è solito raccontare di una rocambolesca fuga attraverso la toilette di un aereo in fase di decollo per sfuggire ai federali, un’evasione dal penitenziario di massima sicurezza di Atlanta e una successiva collaborazione con l’FBI. Con un impressionante lavoro di ricerca, invece, Logan ha palesato tutte le narcisistiche alterazioni di Frank, partendo col menzionare quei giornalisti che già negli anni ’70 avevano fiutato la messinscena. Il pomo della discordia fu un gioco a premi televisivo, To Tell the Truth, dove i concorrenti erano chiamati a identificare chi dei tre ospiti stesse dicendo la verità. Invitato nel 1977, la descrizione di Frank fu:
«Sono conosciuto come il più grande impostore del mondo e non c’è da meravigliarsene. Nel corso della mia nefasta carriera mi sono presentato come medico, avvocato, istruttore universitario, agente di cambio e pilota di linea […]».
Frank Abagnale a To Tell the Truth
All’insaputa del pubblico e degli sceneggiatori, per prima volta nella storia dello show, tutti e tre gli ospiti mentirono. Le successive apparizioni sul piccolo schermo, incluse quelle al celebre The Tonight Show, attirarono l’attenzione di Kean DeJean, primo assistente del procuratore generale dell’ufficio in cui Frank diceva di aver lavorato sotto mentite spoglie. Intenzionato a smascherare la bugia del truffatore, si mise in contatto con un giornalista del National Enquirer, che era in procinto di scrivere un articolo su di lui. Gli fornì una serie di domande per accertarsi se effettivamente avesse incontrato Jack P. F. Gremillion, procuratore generale dal 1956 al 1972. Frank lo descrisse come un uomo di circa quarant’anni, alto un metro e ottanta, magro e con i capelli biondi. Gremillion, invece, aveva circa sessant’anni, era basso, corpulento e calvo.
Nel 1978, Stephen Hall, un reporter del San Francisco Chronicle, si impegnò a verificare le affermazioni di Frank, conducendo un’approfondita analisi di nomi, pseudonimi e luoghi forniti dal truffatore. Nessun riscontro: delle sue mille identità non vi era alcuna traccia. Allo stesso modo, un autore del Daily Oklahoman, tale Ira Perry, smentì la sua presunta collaborazione con l’FBI. Ancora una volta ospite al The Tonight Show, quando gli fu chiesto di commentare l’operato di chi stava cercando di screditarlo, Frank affermò:
«Le persone da cui siete andati non lo ammetterebbero perché sono imbarazzate ad ammettere che ho trascorso un anno in un ospedale della Georgia e ho chiuso 33 casi con il procuratore generale di Baton Rouge».
Gli articoli contro di lui passarono quasi inosservati e l’immagine pubblica del “grande” Frank Abagnale, un precoce genio della truffa, del travestimento e dell’inganno continuò a crescere a dismisura.
Altri tempi, giornalismo di sempre
Forte di una notevole attenzione mediatica, invece, il libro di Logan sembra averne universalmente demolito il mito. Nel periodo in cui il truffatore colloca le sue gesta, in realtà, era perlopiù in prigione; constatazione che confuta anche la leggenda dell’arresto francese come suo primo scontro con la legge. Non c’è stata alcuna caccia all’uomo durata cinque anni, non ha mai lavorato per l’FBI, né, tantomeno, è stato incluso nell’almanacco del centenario del Bureau, come da lui stesso ribadito con orgoglio. Nei registri del penitenziario di Atlanta il suo nome non compare e pare inverosimile che nessuno si ricordi di uno dei più giovani detenuti evasi. Quanto alla Pan Am, Frank si è finto un loro dipendente solo per pochi mesi e attraverso i falsi assegni dello stipendio è riuscito ad accumulare appena 1.500 dollari. Intervistato da Perry negli anni ’70 in merito alla rivendicazione dei 2,5 milioni di dollari guadagnati a discapito della Pan Am, Bruce Haxthausen, portavoce della compagnia statunitense, aveva rilasciato la seguente dichiarazione:
«Non dimentichi 2,5 milioni di dollari in assegni a vuoto. Direi che questo tizio è falso come una banconota da tre dollari».
L’unico sprazzo di verità è il suo soggiorno a Baton Rouge, che, tuttavia, egli colloca nel 1967, quando assunse lo pseudonimo di Robert Conrad e si presentò nell’ufficio del procuratore generale con una finta laurea di Harvard. A suo dire, riuscì addirittura a superare l’esame per l’abilitazione all’avvocatura grazie a una proverbiale memoria fotografica, che gli permise di recepire nozioni di cui era a digiuno. In realtà, era lì nel 1969, intento a derubare la famiglia Parks.
Dopo anni di ingiustificata auto-glorificazione, l’inchiesta di Logan ha gettato le dovute ombre sulla stella di Frank Abagnale, ormai destinata a estinguersi. Ovviamente egli persevera nel rivendicare la veridicità delle sue gesta, adducendo la presunta collaborazione con l’FBI come giustificazione per tutte le incongruenze. Oggi, la sua stessa reputazione resta la più grande truffa di Frank William Abagnale.