30 settembre 1955 – Sull’asfalto della US Route 466 una Porsche 550 Spyder argentata sfreccia verso ovest con a bordo James Dean, astro nascente di Hollywood, e il suo meccanico di fiducia, il tedesco Rolf Wütherich. È un pomeriggio come tanti sulle strade americane; il sole è alto in cielo e le auto si avvicendano lungo i tragitti, ma intorno alle 17:45 scocca l’ora fatale. Dalla corsia opposta, diretta verso est, una Ford bianca e nera del ’50 si appresta ad attraversare l’incrocio nei pressi di Cholame. Dean non fa in tempo a frenare; lo scontro è di una violenza inaudita e il tintinnio meccanico dei mezzi coinvolti risuona nell’aria, immortalando, nelle orecchie dei presenti, il requiem finale della vita dell’attore.
La morte di James Dean
Figlio unico di Winton Dean e Mildred Wilson, James Byron Dean nacque l’8 febbraio del 1931 a Marion, nello stato dell’Indiana. Ebbe un’infanzia difficile, segnata da vari traslochi e tragici eventi.
Quando James era bambino il padre decise di lasciare la vita nei campi per diventare odontotecnico, e si trasferì con moglie e figlio a Santa Monica, in California. Nel 1938 Mildred fu vittima di una serie di dolori acuti allo stomaco e iniziò rapidamente a perdere peso. Sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, la diagnosi fu terribile: cancro all’utero. Si spense nel 1940, quando James aveva nove anni, e Winton, poco adatto alla paternità, mandò il figlio a vivere con degli zii nella loro fattoria a Fairmount, nell’Indiana. Tornato nello stato di origine, James crebbe con un carattere introverso, ma al liceo divenne uno studente molto popolare: entrò nella squadra di basket dell’istituto e prese parte ad alcuni progetti del gruppo di teatro. Diplomatosi nel maggio del 1949, andò ad abitare in California con suo padre, che, nel frattempo, aveva prestato servizio durante la Seconda guerra mondiale e si era risposato.
Dopo essersi iscritto al college di Santa Monica, indirizzò i suoi studi verso la specializzazione in legge e, contemporaneamente, continuò a coltivare la passione per la recitazione. Poco entusiasta degli studi in legge, passò all’Università della California per approfondire il teatro, ma l’abbandonò a gennaio del 1951 per intraprendere a tempo pieno la carriera da attore. Winton non approvò la scelta e, in seguito a un aspro confronto, James abbandonò la casa paterna. Esordì in televisione con uno spot per la Pepsi, dopodiché ottenne alcuni ruoli da comparsa sul grande schermo; tuttavia, la chiamata da Hollywood tardava ad arrivare. Incoraggiato da alcuni amici, si trasferì a New York, dove fu ammesso all’Actors Studio e poté affinare il suo talento. Dopo una serie di apparizioni televisive accompagnate da critiche favorevoli, nel 1953 il regista Elia Kazan lo scelse per interpretare Cal Trask, complesso e intenso protagonista de La valle dell’Eden, l’unico dei suoi tre film che James vide proiettato al cinema.
La valle dell’Eden – Trailer originale
Il regista Nicholas Ray lo volle con sé per dirigerlo in Gioventù bruciata, pellicola che lo consacrò postumo come icona pop degli adolescenti e contribuì ad accrescerne il mito di bello e dannato.
Gioventù bruciata – Trailer originale
Consapevole del rischio di rimanere ingabbiato nello stereotipo del giovane ribelle, Dean accettò di recitare ne Il gigante e interpretare Jett Rink, un texano arricchitosi grazie a un pozzo di petrolio scoperto in un podere. Esordì sul set de La valle dell’Eden il 27 maggio del 1954 ed effettuò le ultime riprese de Il gigante il 22 settembre del 1955.
La sua stella riuscì a splendere solo 492 giorni; stroncata ad appena 24 anni in un fatale pomeriggio di settembre.
Il gigante – Trailer originale
Dean si appassionò ai motori a partire dal 1954. Incassato il compenso per La valle dell’Eden, acquistò una moto, la Triumph Tiger T110 650 cc, e un’auto sportiva, una MG TD rossa usata. Mostrando interesse anche per le corse su strada, scambiò quest’ultima con una Porsche Speedster, con cui gareggiò nella Palm Springs Road Races dal 26 al 27 marzo 1955, vincendo la gara nella categoria principianti. Invogliato dal primo successo e dal suo amore per l’alta velocità, vinse anche la successiva gara di Bakersfield e, nel giorno del Memorial Day, a Santa Barbara, fu costretto a ritirarsi a causa di un guasto al motore.
Intenzionato a continuare, programmò di prender parte alla 500 miglia di Indianapolis, ma i suoi impegni lavorativi glielo impedirono e la Warner Bros. gli intimò di tenersi alla larga dalle piste mentre erano ancora in corso le riprese de Il gigante. James rispettò l’imposizione ma il 21 settembre vendette la Speedster per acquistare la più potente e veloce Porsche 550 Spyder. L’auto fu battezzata “Little Bastard”. Leggenda narra che il nome derivi dal modo in cui Jack Warner, presidente della Major, era solito riferirsi a Dean, per l’appunto “piccolo bastardo”, per sottolinearne il temperamento poco incline alle regole. Con aria di sfida l’attore trasferì il nomignolo all’auto con la quale avrebbe gareggiato il 2 ottobre alla Salinas Road Race.
L’ultimo ciak de Il gigante fu battuto il 22 settembre e otto giorni dopo Dean si recò alla Competition Motors di Hollywood per ritirare la nuova Porsche, ma, sebbene nei piani iniziali Little Bastard avrebbe dovuta esser trainata dalla sua Ford Country Squire, su suggerimento di Wütherich, optò per guidarla personalmente fino al luogo dell’evento, in modo tale da fornirle qualche miglia di rodaggio. Alle 13:15, Dean e il meccanico tedesco partirono sulla Porsche, seguiti, sulla Ford, da Sanford Roth, fotografo del Collier’s Magazine, incaricato di documentare la passione automobilistica del divo, e da Bill Hickman, stuntman della Warner e amico dell’attore.
Il gruppo fece diverse soste e intorno alle 15:30 i conducenti delle due vetture furono multati per eccesso di velocità nei pressi di Wheeler Ridge da Otie Hunter.
L’agente californiano non lo sapeva, ma sarebbe stato l’ultimo a vedere James Dean vivo
Il gruppo si rimise in marcia e, per evitare di attraversare il quartiere del centro di Bakersfield, Dean imboccò la SR 166/33, una scorciatoia chiamata “la strada del corridore”, che li avrebbe immessi subito nella Route 466. Fu sopra quell’asfalto che si consumò l’atto finale della sua giovane vita. Nella corsia opposta viaggiava Donald Turnupseed, ventitreenne veterano della US Navy e studente del California Polytechnic State University. Stando ad alcune fonti non ufficiali, quando vide in lontananza l’auto intenta a svoltare, Wütherich suggerì a Dean di rallentare, ma la sua risposta fu:
Quel ragazzo dovrà pur fermarsi… Ci vedrà!
Secondo la ricostruzione della dinamica dell’incidente l’attore tentò una manovra laterale quando era ormai troppo tardi, e vista l’alta velocità e il poco spazio a disposizione non riuscì a scongiurare l’impatto.
Le due vetture furono protagoniste di uno scontro quasi frontale.
Wütherich volò sul ciglio della strada e l’auto di Dean si schiantò, rotolando al suolo tre volte. Poiché era stato colpito principalmente il lato del passeggero, Turnupseed se la cavò con delle ferite lievi, ma al suo celebre compagno di sventura toccò una sorte peggiore. Sul posto accorsero due poliziotti, Ernest Tripke e Ronald Nelson, e alcuni passanti li aiutarono a estrarre Dean dall’abitacolo dell’auto. Fra i presenti vi era anche un’infermiera, che subito ne constatò il battito quasi assente e le evidenti difficoltà respiratorie.
Trasportato con urgenza al Paso Robles War Memorial Hospital, fu dichiarato morto all’arrivo alle 18:20. L’autopsia eseguita dal dottor Robert Bossert evidenziò gravi lesioni interne ed esterne, l’osso del collo spezzato, fratture multiple alla mascella, entrambe le braccia rotte, il piede sinistro completamente schiacciato dai pedali della frizione e dell’acceleratore e il petto squarciato dall’impatto con lo sterzo. Il funerale ebbe luogo l’8 ottobre a Fairmount e vi presenziarono circa 600 persone, a cui si aggiunsero oltre 2.000 fan all’esterno.
La bara rimase chiusa per nascondere tutte le gravi ferite della salma. Turnupseed rimase molto scosso dall’evento e, pur non avendo alcuna responsabilità, nel corso degli anni si rifiutò di rilasciare dichiarazioni in merito all’incidente. Quanto a Wütherich, il meccanico tedesco riportò numerose fratture che interessarono la mandibola, l’anca e le gambe; rimase in coma per quattro giorni e in ospedale per circa un anno. Sottoposto a continue operazioni, fu dimesso con gravi conseguenze post traumatiche. Divenne mentalmente instabile e soffrì di cefalea cronica. Tornato in Germania nel 1957, morì il 20 luglio 1981 mentre guidava ubriaco per le strade di Kupferzell, schiantandosi contro una casa.
Durante le riprese del suo ultimo film, James Dean prese parte a una breve intervista/spot pubblicitario per il National Safety Council. Nel video, che non fu mai mandato in onda, ma è ancora reperibile sul web, Gig Young introduce la questione delle corse clandestine e dell’alta velocità fra i giovani partendo da alcune scene di Gioventù Bruciata.
Dopo un breve spezzone del film si rivolge a Dean, che, spiegando al pubblico l’importanza della prudenza stradale, dice:
La vita che salvate potrebbe essere la mia
Lo slogan di quei tempi, in realtà, era “La vita che salvi potrebbe essere la tua“, ma improvvisò cambiandolo con una battuta dal retrogusto ironico, a tratti amaro, se si considera cosa gli sarebbe successo solo tredici giorni dopo.
L’intervista di James Dean con sottotitoli in italiano
La maledizione della Little Bastard
Il 30 settembre 1955 morì James Dean, e quel giorno nacque la maledizione della Little Bastard. Ciò che restava della Porsche divenne di proprietà della compagnia presso cui era stata assicurata, che ne vendette alcuni pezzi. Il dottor William Eschrich ne acquistò il motore, lo istallò sulla sua Lotus IX e nel 1957 partecipò alla gara di Pomona del 21 ottobre, rimanendo coinvolto in un grave incidente: perse il controllo della vettura e finì per investire un addetto ai controlli.
Allo stesso modo, un altro pilota amatoriale, Troy McHenry, montò un semiasse della Porsche di Dean sulla sua auto e fu vittima di uno schianto che lo lasciò paralizzato a vita. Infine, un terzo appassionato di corse usò due pneumatici della Porsche che esplosero a gara in corso e lo mandarono in coma per alcune settimane. George Barris, celebre designer e costruttore d’auto operante nel settore cinematografico, ne acquistò la carcassa nel 1956 e quando gli fu consegnata, i sostegni del camion che la stava trasportando si spezzarono rompendo la gamba di un meccanico.
Vista l’impossibilità di rimetterla in sesto, decise di prestarla al National Safety Council, intenzionata a esporla in una mostra itinerante per la sensibilizzazione contro l’alta velocità. Poco prima del suo trasferimento accadde un altro episodio che alimenta la leggenda: un ladruncolo minorenne tentò di rubarne qualche pezzo e si ferì vicino alla lamiera della vettura, riportando un taglio talmente profondo da rendere necessaria l’amputazione del braccio.
L’ultima auto sportiva di James Dean, come la soprannominò l’ente a cui era stata affidata, viaggiò in lungo e in largo per gli USA, offerta alla visione del pubblico alla modica cifra di 50 centesimi con la targa “Questo incidente poteva essere evitato”. Da lì in avanti, il lungo elenco di episodi inerenti alla maledizione si arricchì sempre di più. Nel marzo del 1957, nel garage in cui era custodita scoppiò un incendio per cause ignote che ne bruciò gli pneumatici e la vernice. Mentre era in esposizione si staccò dalla pedana e ruppe l’anca di un addetto alla sorveglianza. Fra una tappa e l’altra, il camion che la trasportava subì un tamponamento, i portelloni posteriori si aprirono e l’auto scivolò in strada, uccidendo il conducente di un auto. Dopo lo sfortunato sinistro, il camion proseguì verso l’Oregon, ma si schiantò contro un negozio a causa di un’improvvisa rottura dei freni. Infine, a New Orleans, la pedana cedette di nuovo e ciò che ne restava si frantumò in undici pezzi. La scia di sciagure convinse gli organizzatori dell’evento a rispedirla a Barris.
Caricata sul vagone blindato di un treno nel 1960, non arrivò mai a destinazione. Qualcuno aveva avuto il coraggio di rubare la Porsche maledetta e Barris offrì una ricompensa pari a un milione di dollari per riaverla. Alcune fonti non confermate hanno affermato di averla vista in Italia nel 1979 e che ora sia nelle mani di uno sceicco saudita, ma per altri, la misteriosa sparizione è stata opera dello stesso Barris, che, per accrescere il mito di James Dean, se n’è sbarazzato inscenando il furto.
Oggi nessuno sa dove si trovi la Little Bastard, se abbia continuato ad alimntare la sua aura di “maledetta” o se la sua sete di sangue si sia finalmente placata (ironicamente, si fa per dire). James Dean, invece, riposa al Park Cemetry di Fairmount, a meno di un miglio dalla fattoria dove crebbe con gli zii.
Simbolo della disillusione adolescenziale e dell’alienazione dalle imposizioni della società, 18° nella classifica AFI (acronimo di American Film Institute) delle più grandi star maschili di Hollywood, nel 1956 e nel 1957 ottenne due nomination postume come miglior attore protagonista, rispettivamente per La valle dell’Eden e Il gigante, le prime nella storia dell’Accademy, e a distanza di oltre mezzo secolo il suo volto ribelle, il suo sguardo intenso e quell’aria da duro che maschera fragilità e tormenti interiori continua a vivere nei cuori di tutti gli appassionati di cinema.
Tre pellicole e 492 giorni gli sono bastati per entrare nella storia della settima arte, ma chissà come sarebbe stata la sua carriera se il 30 settembre non fosse salito sulla Little Bastard. In modo tragico, quella di James Dean è stata davvero la “gioventù bruciata” di un ragazzo come tanti, un ragazzo che amava correre in auto e che rimarrà per sempre nei cuori e negli occhi dei tanti che nei suoi 3 film lo hanno amato, alla follia…
Eri troppo veloce per vivere, troppo giovane per morire
Così cantavano gli Eagles nel singolo James Dean del 1974.
James Dean, singolo degli Eagles dedicato all’attore
Piccola curiosità – James Dean era anche un grande appassionato di fotografia.